Smart working? Una realtà poco diffusa

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In questi giorni si è parlato molto spesso di smart working o lavoro agile.
L’emergenza del virus Covid-19 ha generato una serie di azioni sanitarie cautelative per la società e per mondo del lavoro. Lo smart working si è attivato tempestivamente, diventando una realtà quotidiana per molti dipendenti.

Da qualche anno si parla di smart working in Italia, nel 2017 il governo italiano ha introdotto una legge a tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e subordinato.
La legge n. 81 del 22 maggio “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”, ha lo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Rispetto all’Europa, in Italia lo smart working cresce lentamente. Secondo i dati dell’Osservatorio.net tra il 2018 e il 2019 c’è stato un incremento del 20% di smart worker italiani.

Secondo quanto dichiarato da parte dell’Osservatorio Smart Working:

“Dai 480.000 stimato nel 2018, arriviamo nel 2019 a quota 570.000 lavoratori agili. Tali lavoratori si distinguono per una maggiore soddisfazione per il proprio lavoro e una maggiore padronanza di competenze digitali rispetto agli altri lavoratori. Il clima di fiducia e autonomia che si accompagna allo Smart Working comporta effetti positivi anche sulle relazioni con i colleghi e con il capo.”

Vediamo quali sono gli strumenti per attuare il processo di lavoro agile da casa:

  • un dispositivo di lavoro aziendale e non personale (PC, tablet, smartphone)
  • un ambiente aziendale strutturato per supportare il lavoro da remoto
  • un’organizzazione tecnologica aziendale per svolgere e coordinare il lavoro tra dipendenti
    (cloud, software di lavoro, ecc.)
  • una connessione di rete a casa che gestisca al meglio il traffico dati
  • la tutela dei dati aziendali attraverso un sistema di sicurezza moderno (crittografia).

 

Come si comportano le aziende nel resto d’Europa?

Generalmente i paesi europei del nord hanno più lavoratori in smart working, tra i primi posti ci sono Paesi Bassi al 14%, Finlandia al 13,3% e il Lussemburgo all’11%. L’Italia registra solo il 3,6% e si trova in fondo alla lista a causa della lenta crescita del lavoro agile.

 

Lo smart working sarà ancora una realtà quotidiana quando passerà l’emergenza del coronavirus? Speriamo di sì.